
26 Gen SMETTERE DI FUMARE: gli psicologi esplorano un nuovo motivo per cui è così difficile
Articolo tratto dal Blog della Società Britannica di Psicologia
Quando un fumatore di sigarette tenta di smettere, non solo ha bisogno della sua solita dose di nicotina, ma sperimenta anche la sgradevole incapacità a godere di altri piaceri della vita – uno stato noto come “anedonia”.
Jessica Cook e i suoi colleghi hanno studiato più di mille fumatori iscritti ad un programma per smettere di fumare negli Stati Uniti. I partecipanti (per lo più bianchi, 58,3 per cento donne) sono stati assegnati ad una serie di terapie sostitutive della nicotina e ad un gruppo in cui veniva somministrato un placebo. Ai partecipanti è stato chiesto di compilare un diario sia cinque giorni prima a quello in cui hanno smesso di fumare, sia dieci giorni dopo aver smesso di fumare. In questo diario le persone coinvolte hanno riportato la quantità di piacere che avevano provato quel giorno su tre ambiti: sociale, ricreativo e prestazioni / realizzazione.
I ricercatori hanno scoperto che il giorno in cui le persone hanno smesso di fumare è stato caratterizzato da un picco immediato di anedonia. In particolare, i partecipanti a cui è stato somministrato il placebo hanno mostrato una marcata riduzione della loro esperienza di piacere nei vari aspetti della vita. L’anedonia ha raggiunto un picco il giorno dopo aver smesso di fumare e ha mostrato tutte le caratteristiche per poter essere inserita nella “sindrome di astinenza”.
I livelli di anedonia tendevano ad essere correlati con altri sintomi di astinenza (come il craving e le difficoltà di concentrazione); l’anedonia è poi diminuita nel tempo grazie alla somministrazione di una terapia di nicotina.
L’aspetto forse più importante riguarda la correlazione negativa tra i livelli di anedonia ed il successo alla partecipazione al trattamento. Un alto livello di anedonia in fase di dimissione dal programma era associato con un più alto livello di insuccesso a smettere di fumare. Alti livelli di anedonia sembrano dunque prevedere un aumento del rischio di ricaduta e di pieno ritorno al fumo.
Sembra probabile che l’anedonia legata allo smettere di fumare, spinga i fumatori a voler riprendere il fumo in modo da ripristinare la consueta capacità di godere di altri piaceri della vita. E’ importante sottolineare che il ritorno alla solita esperienza del fumatoreagisce come un potente rinforzo.
I ricercatori che hanno condotto questo studio hanno affermato che “Il presente studio è il primo, a nostra conoscenza, ad aver dimostrato che il piacere post-cessazione in risposta alle attività quotidiane è un ostacolo significativo allo smettere di fumare“. Hanno aggiunto che questo potrebbe incentivare lo sviluppo di nuove strategie di trattamento volte ad aiutare i fumatori a superare la prima esperienza di anedonia, in particolare per i fumatori con altri problemi di salute mentale, che possono già utilizzare il fumo per auto-trattare la loro anedonia cronica.
La mia opinione
Gli ultimi dati statistici indicano che il tabacco è la prima causa di morte e malattia prevenibile a livello mondiale. In Europa si conta che l’abitudine al fumo sia responsabile del 12% degli anni di vita persi mentre in Italia ogni anno muoiono circa 80 mila persone per lo stesso motivo. (Fonte)
Tutti sanno ormai che il fumo di tabacco è nocivo per la salute eppure questa informazione ha scarse probabilità, da sola, di indurre in una persona la decisione di smettere di fumare.
Come mai è così difficile smettere?
I non fumatori proprio non riescono a comprendere quanto possa essere difficile e sono soliti pensare che il tutto sia legato alla forza di volontà.
Tuttavia il tabagismo è una vera e propria forma di dipendenza da una sostanza, così come l’alcolismo e la tossicodipendenza da cocaina ed eroina.
Chiedereste ad un alcolista o ad un cocainomane di smettere concentrandosi solo sulla propria forza di volontà? o di basare i propri sforzi esclusivamente sull’utilizzo di terapia farmacologica?
Il sistema sanitario italiano sembra, per certi versi, averlo capito. Tanto da prevedere centri anti-fumo presso i Servizi per le Tossicodipendenze (Ser.t).
Ma la strada è ancora lunga e a testimoniarlo sono le parole che la nostra cultura utilizza per riferirsi alla dipendenza da nicotina: abitudine al fumo, tabagismo, vizio.
La dipendenza da nicotina, come per tutte le altre sostanze, è in massima parte psicologica. Ci vogliono infatti poche ore di astinenza per smaltire la nicotina restante nel nostro sangue ed essere disuassuefatti completamente. Ciononostante molte persone ricadono nella dipendenza anche a distanza di uno/due anni dall’ultima sigaretta fumata.
Questo dovrebbe aprire gli occhi sull’utilizzo di farmaci sostitutivi alla nicotina ed incentivare gli psicologi a studiare e ricercare nuove tipologie di trattamento e prevenzione.
No Comments