
07 Mar Bullismo: buone notizie per le vittime.
Come fronteggiare il bullismo
(Seconda parte)
di Matt Newman
Tradotto e rivisitato da Francesca Bolognesi
Come promesso, ecco la seconda parte dell’articolo pubblicato la settimana scorsa! Buona lettura e soprattutto,
Buona Salute!
Eleonora Vivo
Buone notizie per le vittime di bullismo.
Fortunatamente ci sono anche delle buone notizie per le vittime del bullismo. Infatti, la ricerca suggerisce che il modo in cui le vittime imparano a fronteggiare il bullismo è di fondamentale importanza per attenuare il suo impatto nel tempo. In molti studi, le vittime che percepiscono un altro grado di supporto sociale mostravano un minor rischio di sviluppare successive problematiche psicologiche (Newman et al., 2005; Rigby, 2000).
Un altro studio longitudinale effettuato sugli studenti di una scuola Americana elementare (Kochenderfer-Ladd 2004) ha riportato che le reazioni emotive al bullismo sono correlate alla scelta di una determinata strategia di coping.
Nello specifico, gli studenti che reagiscono con la paura tendono a cercare maggiormente aiuto, e questo comporta un decremento della vittimizzazione. Mentre, gli studenti che reagiscono con la rabbia tendono a ricercare la vendetta, che al contrario incrementa la vittimizzazione.
In un recente articolo (Newmann et al,2011), è stata messa in evidenza la relazione tra un precedente passato di vittimizzazione e l’attuale stato di stress, suggerendo che la maggior parte delle vittime che hanno successivamente sviluppato problemi legati allo stress in passato non avevano messo in atto strategie di coping efficaci. Questo fa supporre che le persone collegano il precedente stress derivato dal bullismo con quello attuale.
Al contrario, le vittime che hanno precedentemente attualizzato strategie di coping centrate sul problema oppure basate sull’emozione erano in grado di spezzare il collegamento tra la storia di vittimizzazione e lo stress attuale. Questi studi tutti suggeriscono la possibilità che le strategie di coping possano avere un impatto fondamentale sullo stato psicologico delle vittime.
In che modo questa scoperta può aiutare le vittime del bullismo ?
Innanzitutto, gli sforzi anti bullismo necessitano di andare oltre le dichiarazioni di tolleranza zero. Infatti, i programmi più efficaci sembrano essere le soluzioni a lungo termine che sono costantemente misurate e che includono l’intera comunità (e.g., Ttofi & Farrington, 2011). Questa crescente ricerca che mette in evidenza l’importanza delle risorse di coping suggerisce che in qualsiasi progetto bisognerebbe incentrarsi in strategie che aiutano le vittime a fronteggiare efficacemente questa problematica.
E’ stato dimostrato che le politiche tolleranza zero non funzionano perché è quasi impossibile per gli adulti individuare ogni caso di bullismo e con il cyberbullismo diventa ancora più difficile.
Cosa potrebbe succedere se alle vittime venisse insegnato come fronteggiare il bullismo in modo efficace?
Questo sembra essere il fattore chiave che distingue la storia di Jodee Blanco da quella di Dawn Marie Wesley. Rimane ancora una questione aperta anche se c’è la volontà di poter riuscire ad aiutare queste vittime a mettere in atto dei comportamenti efficaci.
Buona Salute!
Eleonora Vivo e Francesca Bolognesi
No Comments