
15 Mar I disturbi alimentari: lotta o comprensione?
Giornata internazionale del fiocchetto lilla contro i disturbi alimentari

Come ogni anno ricorre oggi la giornata del fiocchetto lilla, dai più definita come giornata della lotta ai disturbi alimentari.
Probabilmente questo post susciterà delle polemiche in quanto voce fuori dal coro.
Non sono contro questa giornata che reputo importante. Ma nel modo in cui viene celebrata, molto simile alla giornata dell’hiv (con relativo simbolo), e per i contenuti che vengono trasmessi.
Mi scaglio innanzitutto contro l’uso della parola LOTTA. Come in ogni disturbo di natura psichica e psicologica i sintomi sono espressione di un disagio profondo, sono l’esito di un percorso che è diverso per ogni persona.
I sintomi non si combattono. Non si mettono a tacere con la lotta o con terapie riabilitative.
I sintomi di natura psicologica non sono qualcosa che viene dall’esterno, che ci e’ capitato in sorte.
Cosa si nasconde sotto i sintomi dei disturbi alimentari?
Quali sono i motivi che hanno portato la persona a svilupparli?
I sintomi non sono nostri nemici e considerarli come tali, piuttosto che aiutare, porta ancora più lontano dalla loro risoluzione.
Sono ancora più sconvolta dalle pagina web del Ministero della Salute dedicate a questa giornata e ai disturbi alimentari in genere.
Leggo parole quali “Malattia mentale” ed espressioni come “chi è affetto dai disturbi alimentari”.
Ancora si fa riferimento alla presa in carico di questi pazienti con la RIABILITAZIONE NUTRIZIONALE, come se il vero problema fosse davvero imparare a mangiare e superare praticamente gli ostacoli che impediscono a quella persona di mangiare.
Anoressia, Bulimia, Binge eating e tutti gli altri sintomi di disagio che si manifestano attraverso il comportamento alimentare, possono esitare in conseguenze molto gravi, anche nella morte della persona.
Anche l’obesità, che diagnosticamente non viene considerata come un disturbo di origine psicologica pur riguardando il comportamento della persona, può portare alla morte e a grave disabilità.
Ed anche in questo caso la terapia considerata elettiva è quella della riabilitazione nutrizionale, al massimo preceduta da valutazione psicologica o accompagnata da un intervento motivazionale, più o meno psicologico. (Segui questo link se vuoi approfondire l’argomento Obesità).
La gravità non deve condurci fuori strada e spingerci a trovare a tutti i costi una soluzione pratica e concreta volta a eliminare ciò che ci spaventa.
Posso comprendere che questo accada nei familiari, nelle persone che non si occupano di questo per lavoro.
Ma non me lo aspetto dai colleghi psicologi e non me lo aspetto dalle agenzie nazionali ed internazionali deputate alla cura e alla tutela della salute.
Buona Salute
Eleonora Vivo
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